SPI-CGIL Lega 12 - Nichelino Vinovo Candiolo

      

 

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La sentenza della Corte Costituzionale cancella la legge Monti-Fornero sul blocco della rivalutazione delle pensioni. Ora i soldi sottratti ai pensionati vanno restituiti.
I sindacati dei pensionati chiedono al governo che sia rispettata la decisione della Consulta e che si apra subito un confronto non solo sulle modalità e sui tempi dell'attuazione della sentenza, ma anche su tutto il complesso della legge Fornero sulle pensioni.

RESTITUIRE IL MALTOLTO
a cura di Roberto Bini

taglio alle pensioniUn sforbiciata di dimensioni colossali si è abbattuta negli ultimi quattro anni su 5,5 milioni di pensionati. L'avevamo detto nel numero scorso riportando i dati di una ricerca del dipartimento previdenza dello Spi. Lo confermano ora le cifre che arrivano da più parti dopo la sentenza n. 70 della Corte costituzionale che ristabilisce il principio di diritto ingiustamente violato dalla legge Monti-Fornero che aveva terremotato il sistema pensionistico italiano.

Che cosa denunciavamo il mese scorso? Esattamente questo: a cinque milioni e mezzo di pensionati che nel 2011 percepivano più di 1.405 euro lordi, negli ultimi quattro anni sono stati sottratti un bel po' di soldi, con perdite annuali che vanno da 1.100 euro perle pensioni intorno ai 1.500 euro a 3.500 euro e oltre per quelle di importo superiore ai 3.000 euro all'anno. Una bella cifra, dunque, che ora, come stabilisce la Consulta, dovrà essere rimborsata.

Tutto ciò si deve alle decisioni prese dal governo Monti nel 2011 che con il decreto Salva Italia bloccò l'adeguamento annuale al costo della vita nel biennio 2012-2013 per le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo di allora (1.405,05 euro lordi).

Perché la Consulta ha bocciato il provvedimento Monti-Fornero? «La censura - spiega la sentenza - è stata vagliata sotto i profili della proporzionalità e dell'adeguatezza del trattamento pensionistico». Sono stati valicati, dice la Corte, «i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento pensionistico e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività».

«In pratica - spiega Sergio Perino, segretario nazionale dello Spi - si conferma quello che noi abbiamo sempre denunciato, e cioè che per fare cassa è stata introdotta una sorta di tassa pa­trimoniale sui redditi da pensione che non ha solo effetti temporanei (i due anni in questione), ma che si trascina nel tempo comportando una decurtazione permanente dell’importo della pensione stessa».

Gli articoli violati della Costituzione sono: il 36, comma 1: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»; e il 38, comma 2: «I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria». Ma la motivazione della bocciatura sta anche in un passo cruciale della sentenza: «L'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere d'acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata».

e ora restituiscono gli spiccioliCosa succede ora? Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha dichiarato che l'esecutivo «rispetterà la sentenza, cercando un impatto minimo per i conti pubblici per mantenere gli impegni sul debito pubblico presi con l'Europa». Dal canto suo il presidente della Corte costituzionale, Alessandro Crisaiolo, ha detto: «Le sentenze della Corte che dichiarano l'illegittimità costituzionale di una norma producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione. Da quel momento gli interessati possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali».
La sentenza deve essere applicata - ha detto Carla Cantone -, anche se si può ragionare sulla gradualità dei rimborsi per quanto riguarda gli arretrati. Un punto però per il sindacato è irrinunciabile: basta con i provvedimenti calati dall'alto che sono sempre sbagliati. Le soluzioni vanno ricercate attraverso il confronto e il negoziato.

Gli anni del blocco delle pensioni

IN BASE ALLA PENSIONE LA RIVALUTAZIONE
di dicembre 2011 Come doveva essere nel 2012 Com'è stata nel 2012
Fino a 1.405,05 euro (3 volte il minimo) +2,7% (100% indice Istat) +2,7% (100% Istat)
da 1.405,05 a 2.342 euro (3-5 volte il min.) +2,43% (90% indice Istat) 0
Oltre 2.342 (5 volte il minimo) +2,025% (75% indice Istat) 0
di dicembre 2012 Come doveva essere nel 2013 Com'è stata nel 2013
Fino a 1.433,05 euro (3 volte il minimo) +3% (100% indice Istat) +3% (100% Istat)
da 1.433,05 a 2.405 euro (3-5 volte il min.) +2,7% (90% indice Istat) 0

 

LE PERDITE SUBITE DAI PENSIONATI NEL 2012-13

CLASSE D'IMPORTO IN EURO PERDITA MEDIA
1.500- 1.749,99 1.138 euro
1.750- 1.999,99 1.309 euro
2.000 - 2.249,99 1.479 euro
2.250 - 2.499,99 1.725 euro
2.500 - 2.999,99 2.037 euro
3.000 e oltre 3.567 euro

Elaborazione a cura del dipartimento previdenza dello Spi

LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Intervista a Sergio Perino

La sentenza va applicata

In attesa che la sentenza della Corte costituzionale venga attuata, il sindacato dei pensionati non starà con le mani in mano. Sergio Perino, responsabile del dipartimento previdenza dello Spi, ci spiega le prossime mosse del sindacato. «Come Spi, Fnp e Uilp ci siamo più volte mobilitati per chiedere il ripristino di un meccanismo di perequazione in grado di tutelare realmente le pensioni dall'inflazione, anche nel rispetto del principio di gradualità. Questo però non può voler dire che alcuni siano tutelati pienamente, e altri neanche parzialmente».

Come pensa il sindacato che debba essere attuata la sentenza? «La posizione più responsabile che stiamo esprimendo riguarda il ripristino del diritto con immediata applicabilità della sentenza per gli interessati (come avvenuto per il prelievo di solidarietà a suo tempo applicato ai redditi sopra i novantamila euro sconfessato poi dalla stessa Consulta). Mentre per gli arretrati è comprensibile una gradualità su tempi e modalità».

Che peso avrà la sentenza in futuro?
«Guardiamo con favore alla sentenza della Corte perché incontra la nostra rivendicazione di ritornare a una perequazione delle pensioni che operi per fasce orizzontali, l'unico modo in grado di tenere insieme la tutela delle fasce di reddito più basse con la gradualità».

Il dibattito sull'applicazione lascia spazio a una ridda di posizioni politiche. Come pensa il sindacato di tutelare direttamente i pensionati? «Il dibattito sull'applicazione della sentenza è acceso e in gran parte confuso. Una cosa a noi appare chiara: la rivalutazione dal 2014 deve essere applicata alle pensioni riallineando l'importo al­l'inflazione del 2012 e 2013. La Consulta dichiara che è "autoapplicativa", cioè dovrebbe essere l'Inps a provvedere senza bisogno di ricorsi. Stiamo approfondendo con i nostri legali e con Linea quale sia la strada più opportuna, anche considerando che parliamo di oltre cinque milioni di pensionati. Nel frattempo abbiamo unitariamente richiesto un incontro al governo per evitare che vengano commessi altri errori».