SPI-CGIL Lega 12 - Nichelino Vinovo Candiolo

      

 

Primo piano
VENDITRICE
DI FUMO
   di Giorgio Nardinocchi

Nella narrazione di Giorgia Meloni, e della gran parte dei media, l'Italia sta vivendo un periodo di prosperità e benessere: aumenta la spesa sanitaria, cresce l'occupazione, le tasse diminuiscono. Ma sarà vero? Forse basta leggere meglio i dati Istat per comprendere che in realtà su tutti questi fronti il paese arretra e che la destra ha imparato molto bene a raccontare fandonie.

Venditrice di fumoNel favoloso mondo di Giorgia Meloni va tutto bene. L'occupazione cresce, le tasse diminuiscono, la spesa sanitaria aumenta. Di che vi lamentate? Questo è il ritornello di (quasi) tutti i media. Ma è vero?
Iniziamo dalla sanità. Se mettiamo insieme spesa pubblica e spesa privata certo che è aumentata. Ma se consideriamo soltanto la spesa pubblica in rapporto al Pil è sempre inchiodata al 6,3 per cento, molto meno di quello che spendono in Germaniae in Francia. Quella che è cresciuta tanto, invece, è la spesa privata, che ha sfiorato i 46 miliardi di euro. Nonostante questo esborso, nel 2024 le persone che hanno rinunciato a curarsi sono 6,6 milioni (due milioni in più dell'anno precedente). Allora, va tutto bene?

Il mercato del lavoro. Le statistiche sul mercato del lavoro sono più complesse. L'Istat dice che abbiamo raggiunto il massimo storico con 24.332.000 occupati. Tra il 2000 e il 2024 l'occupazione ha fatto un bel salto in avanti, ma non sufficiente a farei raggiungere la media europea che è otto punti sopra la nostra. II risultato è frutto degli investimenti del Porr il cui merito è ascrivibile al governo Conte 2 che, in piena pandemia, andò con il cappello in mano in Europa a chiedere un aiuto. Comunque, tutti questi occupati in più dovrebbero portare più benessere, E invece qui casca l'asino. Quello che risulta all'Istat è che gli italiani lavorano di più, ma hanno meno soldi in tasca. Il prodotto interno lordo per occupato, infatti, in quattordici anni si è ridotto del 5,8 per cento, mentre in Francia, Germania e Spagna è cresciuto dell'11-12 per cento. Questo sì che può essere ascritto al merito del governo Meloni perché: ha cancellato il reddito di cittadinanza, ha reintrodotto i voucher, liberalizzato i subappalti e ha tutelato i settori a ridotta produttività e bassi salari (balneari, turismo, ristorazione, logistica).
I dati sul mercato del lavoro ci portano a un'altra questione. Il lavoro povero. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico assegna all'Italia la maglia nera. In cinque anni il livello delle retribuzioni reali dei lavoratori italiani è diminuito del 7 per cento. Peggio di noi ha fatto solo la Repubblica Ceca. Com'è stato possibile? Secondo Federico Fubini, un giornalista molto attento ai dati, «probabilmente le persone che vanno in pensione avevano contratti molto più remunerativi dei nuovi assunti. Esce gente ben pagata, entra gente mal pagata». La decrescita salariale preoccupa lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Siamo primi per disoccupazione giovanile, per donne che non lavorano, per parttime involontario, per retribuzioni basse, per bassa produttività, per lavoro precario e sommerso. «Il mondo deve sapere» avvertiva Michela Murgia quando raccontava la sua esperienza di telefonista a progetto in un seminterrato della provincia di Oristano, pagata 230 euro lordi al mese.

La questione giovanile. Il 95 per cento dei nuovi occupati ha più di cinquant'anni. Tra il 2014 e il 2023, un milione di nostri connazionali è andato a cercare fortuna altrove. Di quel milione, più di 367 mila sono ragazzi tra i 25 e i 35 anni e ben 146 mila hanno una laurea. Sono emigrati in Germania, in Spagna e nel Regno Unito dove trovano lavori qualificati, garantiti e ben retribuiti. Nel solo 2024 sono scappati 191 mila persone, il livello più alto dell'ultimo quarto di secolo. L'inverno demografico è già quasi glaciazione: un quarto dei 59 milioni di abitanti ha più di 65 anni, mentre solo il 12 per cento ne ha meno di 14. A questi ritmi, e senza immigrati, tra dieci anni spariranno altri cinque milioni di persone in età lavorativa.

Le tasse. E poi c'è il tema che da sempre rappresenta un cavallo di battaglia delle destre: le tasse. Meloni si vanta di aver reso strutturale il cuneo fiscale. Peccato che pochi lavoratori si sono resi conto di questo aumento in busta paga. Anzi, il potere d'acquisto dei salari è continuato a diminuire. Come mai? La spiegazione è semplice: il taglio del cuneo lo ricevevano già da due anni, introdotto da Draghi. Nel frattempo, le buste paga sono state falcidiate dalla "tassa invisibile" che si chiama inflazione. L'aumento dei prezzi ha un effetto micidiale che si chiama fiscal drag. Questo drenaggio fiscale ha spinto parecchie decine di miliardi di euro, forse fino a cento, soprattutto dei redditi medio-bassi, negli scaglioni Irpef superiori. Così il gettito è aumentato del 18,5 per cento, a un ritmo di crescita quasi doppio di quello delle buste paga, Perché? Il gettito Irpef nel 2024 è stato di 235 miliardi ed è salito del 7,35 per cento rispetto al monte dei salari. II drenaggio subito da lavoratori e pensionati ammonta a ben 17,2 miliardi. Questa tassa "invisibile" vale quasi 1'1 per cento del Pil. Da qui torniamo alla domanda che ci eravamo posti al l'inizio dell'articolo. Come mai con tutti gli occupati in più il Pil finito delle tasche dei lavoratori è diminuito del 5,8 per cento?

Paghi chi non ha mai pagato
Lo scrittore americano Mark Twain era convinto che «ci sono le bugie, le sfacciate bugie e le statistiche». I numeri possono nascondere inganni e vanno presi con le molle.

Falsificare i dati. «Ci sono le bugie, le sfacciate bugie e le statistiche» diceva Mark Twain oltre un secolo fa. Lo scrittore americano con la sua spiccata sensibilità sociale aveva capito che i numeri possono nascondere inganni. E vanno presi con le molle, specie se vengono utilizzati in modo strumentale e propagandistico dalla politica che si nutre del facile populismo. La classe politica sovranista ha imparato molto bene a falsificare i numeri. E non solo quando si parla di lavoro, ma anche quando è in gioco la libertà. Nel decreto sicurezza il governo delle destre si è inventato quattordici reati in più. Questo sì che è un record. Vorrebbero silenziare il dissenso, ma non ci riusciranno.

LIBERETÀ LUGLIO/AGOSTO 2025