SPI-CGIL Lega 12 - Nichelino Vinovo Candiolo

      

Rivalutazione, reddito di cittadinanza e quota 100

GRATTA E VINCI CON LA PENSIONE

di Antonio Pellegrino

Agli annunci roboanti seguono i fatti. E i risultati appaiono modesti.
Il dipartimento previdenza dello Spi mette sotto la lente d'ingrandimento i provvedimenti del governo.
Sbagliate le previsioni su quota 100 e pensione di cittadinanza.
Ingiusto aver utilizzato il taglio alla rivalutazione per finanziarli.

Il taglio delle pensioniCome la raccontano. A un cittadino che aveva chiesto chiarimenti sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita, un esponente di rilievo della maggioranza di governo ha risposto così: «Una delle bufale più odiose che stanno diffondendo in queste settimane opposizioni e giornali riguarda i pensionati, che subirebbero nel 2019 decurtazioni ai loro assegni mensili. Naturalmente è il contrario. Questo governo ha fatto per i pensionati più di qualunque altro nel passato».

Un’affermazione temeraria, come ben sanno i pensionati che ad aprile hanno visto ridursi i loro assegni, ricalcolati dall'Inps a seguito di quanto disposto dalla legge di bilancio per 1'anno 2019.

Come si fa a dire che questo governo ha fatto peri pensionati più di qualunque altro nel passato? In che senso: positivo o negativo? Che sia stata tagliata la rivalutazione lo conferma anche l’Inps. Il risultato del ricalcolo - si ammette in un comunicato stampa dell’istituto - ha comportato che «l’importo lordo complessivo dei trattamenti pensionistici, dovuto da gennaio 2019, risulta inferiore a quello già calcolato sulla base dei criteri previgenti alla riforma».

La tabella che segue dimostra a quanto ammontano queste perdite nei tre anni.

TAGLIO DELLA SPESA PENSIONISTICA AL NETTO DELL’IRPEF

2019
420 milioni di euro
2020
1 miliardo e 220 milioni
2021
2 miliardi 2 10 milioni
2019-21
3 miliardi e 650 milioni

 

Non sono spiccioli. È evidente che non si tratta di pochi spiccioli, come ha affermato il presidente del Consiglio, accusando i pensionati di avarizia. Il peso maggiore dei tagli grava sui pensionati con trattamenti compresi tra cinque e sette volte il minimo INPS. Una scelta non casuale visto che in questa fascia si concentra il maggior numero di pensionati ed è dunque più facile fare cassa. A ulteriore riprova delle perdite che subiranno i pensionati bisogna considerare che il taglio operato dal 2019 al 2021 proseguirà negli anni futuri, per tutta la durata della pensione.

Infine, si deve sempre ricordare che quando si agisce sulla perequazione non si taglia il superfluo, ma si incide su quanto è necessario per mantenere stabile il potere d”acquisto agganciando le pensioni all'aumento del costo della vita. Un motivo in più per protestare vivamente contro questi tagli.

IL VALORE ANNUO DEI TAGLI NELLA LEGGE DI BILANCIO 2019
Pensione lorda 1.600 euro, netta 1.257 euro
spazio alto 262019
- 6 euro
spazio alto 262020
- 12 euro
spazio alto 262021
- 18 euro
spazio alto 262019-21
- 35 euro
Pensione lorda 2.100 euro, netta 1.593 euro
spazio2019
- 61 euro
2020
- 123 euro
2021
- 186 euro
2019-21
- 370 euro
Pensione lorda 2.600 euro, netta 1.879euro
spazio2019
- 162 euro
2020
- 326 euro
2021
- 493 euro
2019-21
- 981 euro
Pensione lorda 3.100 euro, netta 2.138 euro
spazio2019
- 200 euro
2020
- 404 euro
2021
- 610 euro
2019-21
- 1.215 euro

 

Le pensioni nonsono un bancomatQuota 100 e legge Fornero. In campagna elettorale si è ripetuto fino alla noia che la legge varata governo Monti sarebbe stata cancellata, ma è ancora lì. “Quota 100” non è altro che una nuova modalità di accesso alla pensione, che dura tre anni e non tocca gli aspetti più ingiusti della Fornero, come hanno messo in evidenza Cgil, Cisl e Uil nella piattaforma presentata al governo. La questione non è il merito del provvedimento, e cioè rendere più accessibile il pensionamento, ma le ingenti risorse impegnate che vanno ad aggravare ancora di più il debito pubblico dello Stato senza affrontare le vere priorità che riguardano altre categorie di lavoratori molto più in difficoltà di quelli di “quota 100” perché hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo e vedono allontanarsi sempre di più l”età per la pensione.

La legge non premia le donne. Una priorità, sottolineata ad esempio nella Piattaforma di Cgil, Cisl e Uil, riguarda le donne, penalizzate sia nel mercato del lavoro sia al momento di andare in pensione.

Nella tabella in basso sono riportate le pensioni liquidate per categoria e genere, prima e dopo il 2011 (data di entrata in vigore della legge Fornero). E come si vede le pensioni di anzianità e anticipate non sono state penalizzate dalla Fornero. Mentre colpisce il crollo delle pensioni di vecchiaia delle donne. Se si pensa che proprio le donne sono quelle che più facilmente perdono il lavoro è facile dedurre come l’aumento dell'età pensionabile possa significare più anni senza lavoro e senza pensione. Questo era un punto di sofferenza che andava affrontato e il governo non l'ha fatto.

Tanto più che questa tendenza si farà sentire anche nei prossimi anni, come conferma il numero di donne, iscritte al fondo pensioni lavoratori dipendenti, andate in pensione di vecchiaia negli anni 2017 e 2018 , passate rispettivamente da 24.958 a 8.792 (una riduzione del 64 per cento).

PENSIONI DI ANZIANITÀ O ANTICIPATE LIQUIDATE DALL’INPS

2010
Donne   Uomini
36.644   135.085
2011
Donne   Uomini
32.723   116.406
2012
Donne   Uomini
50.286   123.523
2019-21
Donne   Uomini
81.472   143.439

 

PENSIONI DI VECCHIAIA LIQUIDATE DALL'INPS

2010
Donne   Uomini
122.423   74.710
2011
Donne   Uomini
86.840   58.333
2012
Donne   Uomini
91.223   54.902
2019-21
Donne   Uomini
41.044   83.941

 

PROPOSTA CGIL, CISL E UIL

Superamento delle disparità di genere e valorizzazione del lavoro di cura.
Occorrono:
  • una maggiorazione contributiva dei periodi di congedo di maternità;
  • il riconoscimento di un anticipo rispetto all'età legale per l'accesso alla pensione di vecchiaia;
  • la riduzione di un anno per ogni figlio;
  • il riconoscimento di un anticipo pensionistico a chi assiste familiari;
  • la valorizzazione contributiva del lavoro di cura;
  • la revisione dell’attuale sistema di contribuzione per chi svolge lavoro domestico.

 

Ancora su quota 100. Su 122.889 domande presentate entro il 23 aprile ,quelle delle donne sono 32.309, circa il 26 per cento del totale, gran parte di esse proviene dai settori pubblici e in particolare dalla scuola. Una conferma delle maggiori difficoltà che incontrano le donne che lavorano nei settori privati.

Infine una buona notizia. Le domande di pensione per “quota 100” sembrano essere molte di meno di quelle preventivate. Questo vuol dire che una parte delle risorse stanziate saranno disponibili per affrontare le vere emergenze del sistema pensionistico indicate nella piattaforma unitaria le cui rivendicazioni tornano d’attualità con la mobilitazione sindacale. (Roma – 1° giugno 2019)

Reddito di cittadinanza. Su questa misura è stata fatta molta propaganda, al punto che le persone si attendono che la loro pensione sia elevata a 780 euro. Non è così e la verità comincia a farsi strada man mano che dalle parole si sta passando ai fatti.

Sono circolati molti dati sul numero delle famiglie che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza e sull’importo medio del beneficio. I numeri non nascondono, però, la delusione per l'evidente differenza tra le domande attese e quelle presentate e per gli importi attesi e quelli percepiti.

Inoltre si continua a dare numeri senza distinguere tra reddito e pensione di cittadinanza, come se le due prestazioni fossero sovrapponibili. Non è così.

Pensione di cittadinanza. Per accedere alla pensione di cittadinanza occorre avere un reddito familiare non superiore a 7.560 euro, che sale a 9.360 euro se l'abitazione in cui si vive è in affitto.

Valori da moltiplicare per la scala di equivalenza quando il nucleo familiare è composto da più persone.

Nel caso dei pensionati si fa presto a stabilire l'importo del trattamento Inps, che costituisce la soglia minima di reddito del nucleo, alla quale eventualmente si potrà aggiungere dell’altro.

Abbiamo così confrontato il trattamento Inps, spettante per età e composizione del nucleo familiare, con la pensione di cittadinanza riferita teoricamente allo stesso nucleo. Il risultato non lascia margini a dubbi o manipolazioni. Soltanto le persone sole che vivono in affitto possono sperare di avere qualche beneficio.

I nuclei familiari composti da due persone possono avere qualche integrazione a condizione che i trattamenti Inps di cui godono siano di natura assistenziale (nell'esempio due assegni sociali). In questo caso la differenza è fatta dalla mancanza della quattordicesima per entrambi i coniugi e dell’assegno al nucleo familiare, con i quali avrebbero superato il limite di reddito previsto.

Anche in questo caso le risorse destinate superano la spesa preventivata, da qui la possibilità di riaprire il confronto con le parti sociali, fuori dagli schemi della campagna elettorale permanente.

TRATTAMENTI INPS ESISTENTI E PENSIONE DI CITTADINANZA
Trattamento Inps Limite di reddito per la pensione di cittadinanza Beneficio spettante
CON AFFITTO SENZA AFFITTO ANNUO     MENSILE
Famiglia di una persona di 67 anni con pensione integrata al minimo, maggiorazione, incremento e 14ma di 420 euro
8.706,85 euro 9.360 euro 7.560 euro 653 euro     54 euro
Famiglia di una persona di 67 anni con 20 anni di contributi, pensione lorda di 750 euro e 14ma di 420 euro
10.170 euro 9.360 euro 7.560 euro nessuna integrazione
Famiglia di due persone con un'età di 70 e 67 anni titolari di assegno sociale
11.907,74 euro 13.104 euro 10.584 euro 1.196 euro     100 euro
Famiglia di due persone con pensione integrata al minimo e due 14me di 420 euro
14.178,26 euro 13.104 euro 10.584 euro nessuna integrazione
Famiglia di tre persone con pensione integrata al minimo, due 14me di 420 euro e un disabile con assegno
17.891,84 euro 16.848 euro 13.608 euro nessuna integrazione

PROPOSTA CGIL, CISL E UIL

Ripristino della perequazione dei trattamenti pensionistici. Ritorno al meccanismo di perequazione delle pensioni previsto dalla legge 388/2000, basato sugli "scaglioni di importo”, con eventuale anticipazione al 2018 e riconoscimento di una rivalutazione dell’importo della pensione della mancata indicizzazione [valutare l’eventualità di definire un montante virtuale).

L'Inps e la Sua autonomia.
Si discute molto, a ragione, sul ruolo dell'Inps in questa fase. L’accusa rivolta all'istituto è di aver concentrato le risorse su “quota 100” e reddito di cittadinanza, a scapito delle altre prestazioni. È stato risposto con alcuni dati che dovrebbero dimostrare il corretto comportamento dell’Inps che avrebbe aumentato la produzione del 13 per cento.

Ma non è andata proprio così. Nei primi tre mesi dell'anno sono state presentate 57.988 domande per “quota 100” con decorrenza 1° aprile. E sono state tutte definite entro il mese di aprile. Nello stesso periodo sono state presentate 43 523 domande di pensione anticipata. Di queste a metà aprile ne risultavano giacenti 33.966, il 78 per cento. Sempre nei primi tre mesi dell’anno sono state presentate 10.567 domande con l’opzione donna, ma a metà aprile ne erano giacenti 5.953, il 56 per cento. Si potrebbe continuare citando altri esempi, ma questi sono più che sufficienti per dimostrare che le preoccupazioni sulla tenuta dell'autonomia dell’istituto sono abbastanza fondate.

PROPOSTA CGIL, CISL E UIL

Pensione di garanzia per i giovani. Si conferma l'esigenza di una riforma organica che introduca nel sistema previdenziale una pensione contributiva di garanzia che consolidi il pilastro previdenziale pubblico e possa riconoscere e valorizzare ai fini previdenziali, le situazioni di discontinuità lavorativa, il lavoro e le contribuzioni povere, l'attività di cura.

Si propone inoltre la valorizzazione dei periodi di discontinuità lavorativa e di formazione qualificata, non coperti da alcuna contribuzione previdenziale, per il raggiungimento del requisito contributivo dei venti anni necessario per l'accesso anticipato alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo.

LIBERETÀ GIUGNO 2019