SPI-CGIL Lega 12 - Nichelino Vinovo Candiolo

      

 

Primo piano

contro la legge di bilancioLegge di bilancio

Miseria
SENZA NOBILTÀ

  di Antonio Fico

Meno istruzione, meno sanità, meno servizi, ma più carri armati e più condoni fiscali. Questa in sintesi la manovra finanziaria del governo che non ha alcuna idea di sviluppo e mette sul tavolo pochissime risorse.

Miseria di un pensionato

Arriva la quarta manovra del tirare La campare. la più modesta dal 2014: appena diciotto miliardi e una crescita per il 2026 dello 0,8 per cento del Pil. Senza gli effetti dei finanziamenti del Pnrr, che questo governo si è trovati serviti su un piatto d'argento, ci sarebbero cifre da fallimento. Senza ambizioni, a destra hanno litigato a lungo sugli extraprofitti delle banche e sui bed&breakfast, mentre la pressione fiscale aumenta, e stipendi e pensioni affondano per effetto combinato dell'inflazione di lungo periodo e del fiscal drag, che solo l'anno scorso ha drenato diciassette miliardi di tasse in più. Risorse che il governo si è gardato bene dal restituire a lavoratori e pensionati. Oltre gli evarosi fiscali, soltanto i mercanti di morte gioiscono: tra il 2024 e il 2025 le spese militari sono aumentate del 38,5 per cento, passando da 32,7 a 45,3 miliardi. Agli italiani, invece, sono riservate soltanto piccole mance e promesse: la riduzione dell'aliquota dal 35 al 33 per cento del secondo scaglione fiscale (quello compreso tra 28.000 e 50.000 euro), con aumenti in busta di pochi, miseri euro al mese e la detassazione degli (ipotetici) aumenti salariali. Misura letteralmente demolita dalla Banca d'Italia per la sua limitatezzae inefficacia concreta. Sono interventi-denuncia la Cgil che non bilanceranno nemmeno lontanamente la perdita di potere di acquistoele imposte in più pagate in questi anni come conseguenza dell'aumento nominale di pensioni e salari.

Pressione fiscale e pensioni. Quando erano all'opposizione, i partiti oggi al governo avevano promesso a gran voce di ridurre le tasse. Ebbene, dal 2023, il carico fiscale è aumentato fino a raggiungere il livello più alto degli ultimi dieci anni. Da ottobre del 2022, le entrate totali e la pressione fiscale sono cresciute rispettivamente dell'l e dell'1,3 per cento di Pil: significa che sono più alte di circa 28 e 22 miliardi di euro. I due indicatori sono arrivati ai massimi degli ultimi dieci anni: 42,8 e 47,6 per cento. Valori vicini a quelli raggiunti durante il govemo di Mario Monti, in una situazione in cui la finanza pubblica appariva però fuori controllo. Quella politica diventò il principale simbolo di "austerità" e fu combattuto dalla destra oggi al potere quasi come un totem da abbattere, specie da Legae Fratelli d'Italia. Acominciare dalla riforma più odiata: la legge Fornero sui pensionamenti. Ma a distanza di tre anni dall'insediamento di questo governo, continua a salire anche l'età pensionabile. Dal 1° gennaio 2027, l'età per accedere alla pensione di vecchiaia salirà di un mese rispetto ai 67 anni. Per arrivare a 67 anni e tre mesi nel 2028. E anche per quanto riguarda la pensione anticipata, si sale di un mese, a 42 anni e undici mesi.

La "macchina infernale". Il governo ha deciso di fare cassa, non "restituendo" i proventi del cosiddetto fiscal drag (drenaggio fiscale). Madi cosa si tratta? Quando aumenta il costo della vita si innescano anche aumenti delle retribuzioni per tenere il passo dei prezzi. Non è un problema di per sé, anzi, gli stipendi devono aumentare per adeguarsi gradualmente a una vita più cara: dal settembre 2021 al settembre 2025 i prezzi sono aumentati del 18,3 per cento, mentre i salari di poco più dell'8 per cento. Il problema è che gli aumenti retributivi giungono in un sistema fiscale progressivo, dove con i redditi crescono anche le imposte. La Cgil lo ha definito una "macchina infemale", per il volume di risorse sottratte ai cittadini. Ela Banca d'Italia rincara: la manovra non fa nulla per ridurre le crescenti disuguaglianze.

Le misure. La prima è la detassazione al 5 per cento sui futuri aumenti contrattuali dei lavoratori. L'ufficio economico della Cgil, ipotizzando un aumento contrattuale del 2 per cento, stima che un lavoratore con un reddito annuo di 15.000 euro lordi, potrebbe ottenere 250 euro netti, ma subirebbe, con l'attuale regime, un drenaggio di 130 euro. Un altro che guadagna 20.000 euro, a fronte di un aumento netto di 345 euro, ne perderà 513. E a mano a mano che si sale andrà peggio. Piccole mance per gli individui e le famiglie, ma pioggia di miliardi per l'industria della guerra.Un lavoratore che guadagna 35.000 euro lordi, otterrebbe un aumento contrattuale di 413 euro, ma un drenaggio fiscale certodi 1.566 euro. Che non sarà attutito dalla seconda misura strombazzata dalla propaganda del governo: il taglio Irpef dal 35 al 33 per cento per chi guadagna dai 28.000 ai 50.000 euro. La riduzione dell'aliquota esclude gran parte dei redditi, e porterà a un risparmio di appena tre euro al mese perchi ha un imponibile di 30.000 euro. Il taglio più alto sarà di 440 euro annui per un imponibile di 50.000 euro. Gli schiaffi più forti la Meloni li ha presi dall'Istat e dalla Banca d'Italia: il tagliuzzo dell'aliquota renderà un po' più agiate le famiglie già agiate, alle quali andrà 1'85 per cento del beneficio fiscale, E, nel complesso, le famiglie non si accorgeranno nemmeno della riduzione dell'aliquota tanto è modesto il suo effetto.

Economia di guerra. In tutto ciò, la crescita prevista dal decreto di programmazione economica e finanziaria è al palo. Si parla dello 0,8 per cento, sempre grazie al Porr che si concluderà l'anno prossimo. La manovra in tal senso è ridotta nei numeri e troppo poco espansiva per generare effetti su un'economia che rallenta, dopo l'adrenalina iniettata nel sistema attraverso il Porr. Manca un'idea di sviluppo e le risorse investite sono troppo poche per dare nuovo slancio al motore dell'economia: la produzione industriale è sottozero da due anni e mezzo, e il Pil è vicino allo zero. L'unica cosa che cresceră sarà la spesa in armamenti: 23 miliardi di euro in più di tre anni. Meno istruzione, meno sanità, meno servizi, ma più disuguaglianze, più carri armati e più condoni fiscali.

L'effetto ottico della sanità.

Il fondo sanitario nazionale - per effetto degli stanziamenti in manovra - raggiungerà 143,1 miliardi nel 2026, 144,1 nel 2027 e 145 nel 2028. Tutto bene? Non proprio. In percentuale, la spesa sanitaria crescerà nel 2026 per poi scendere sotto la soglia "psicologica" del 6 per cento nel 2028. Per la fondazione Gimbe, cosi non c'è rilancio del Servizio sanitario nazionale, alle prese con «una frammentazione delle misure e degli investimenti e inaccettabili disuguaglianze». Nel 2024 gli italiani hanno sborsato 41 miliardi per curarsi, e 5,8 milioni di cittadini hanno dovuto rinunciare alle cure. Particolarmente preoccupante la situazione delle regioni che «per evitare i piani di rientro - sottolinea il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta - saranno costrette a scelte dolorose che ricadranno sui cittadini: ridurre i servizi o aumentare le tasse».

LIBERETÀ dicembre 2025